![]() Una delle più interessanti realtà del pre-Appennino daunio è indubbiamente il “Museo della civiltà contadina e delle tradizioni popolari”, istituito a Motta Montecorvino nel 1990 da Pasquale Gramegna, autore di un pregevole saggio dal titolo “Motta Montecorvino: la sua vita attraverso i secoli”. Il Museo è la testimonianza concreta del suo grande amore per Motta, erede della gloriosa Montecorvino. Pasquale Gramegna è stato colui che con grande intelligenza e lungimiranza ha voluto indicare ai suoi concittadini la strada per non dimenticare il proprio passato, per questo ha voluto lasciare un segno visibile, concreto che ci parla attraverso il “suo” Museo. .
dopo l’introduzione di Matteo Gramegna e il saluto del sindaco Domenico Iavagnilio, Giucar Marcone ha presentato i due relatori: il capitano Alessandro Romano, studioso del periodo borbonico, e Giuseppe Osvaldo Lucera, che con i suoi scirtti contribuisce non poco ad illuminare le vicende del brigantaggio nell’Italia Meridionale. Il capitano Romano è l’attuale referente del movimento Neoborbonico in Italia e nel suo appassionato intervento, seguito da un pubblico attento e interessato, si è soffermato su “l’altra verità sulla annessione del Regno delle due Sicilie alla Corona Sabauda e l’olocausto delle popolazioni meridionali”. Si è trattato non di una liberazione del Sud dai Borboni ma della conquista di uno stato libero, economicamente più ricco del regno di Sardegna e industrialmente più sviluppato. Sui testi di storia in uso nelle scuole si è sempre preferito parlare di liberazione ignorando le migliaia di morti che l’invasione ha provocato. Da qualche tempo, ricercatori e studiosi stanno chiarendo molti aspetti forse non volutamente evidenziati di quel periodo che si concluse in un bagno di sangue. La questione meridionale, di cui tanto si parla anche ai nostri giorni, iniziò proprio all’indomani della “parziale” unificazione d’Italia nel 1860, anche se mancavano ancora alcune tessere per completare il mosaico del nuovo Stato. Giuseppe Osvaldo Lucera, noto storico locale, ha offerto un tema che presenta luci ed ombre a causa di verità negate o ignorate. “Il fenomeno del brigantaggio in Capitanata e nell’Italia Meridionale”, in molti casi, è stato provocato dalla reazione degli uomini del Sud all’oppressore sabaudo. E’ vero, qualcuno anche tra i briganti ha approfittato della situazione che si era venuta a creare nell’Italia meridionale, ma i briganti, costituitosi in bande armate o meglio, come lungo braccio del defenestrato borbone, combatterono soprattutto contro i soprusi e le violenze dell’esercito , rimettendoci quasi sempre la vita. La serata è stata rallegrata dai canti “a tema” sul brigantaggio da Francesco A. Sassone, che si accompagnava con la sua chitarra battente. IL 25 agosto a Motta Montecorvino si è svolta l’altra grande manifestazione che tiene banco da diversi anni. “Alla ricerca degli antenati perduti” è il corteo storico che, annualmente, attraversa le vie della città in lungo e in largo infiltrandosi nel centro storico dove il sapore del passato è sempre vivo. Che la manifestazione richieda un notevole sforzo economico è fuori dubbio, ma è l’amore verso Motta Montecorvino che incoraggia e spinge Matteo, Margherita e Lucia a tenere viva la fiaccola delle tradizioni del proprio paese, fieri delle proprie origini in quella città madre “Montecorvino”, insediamento importante e strategico nel Medioevo e terra del vescovo Alberto, salito poi agli onori degli altari. Le varie figure del lungo corteo sono state a lungo fotografate, riprese con videocamere, ed applaudite in un crescendo di entusiasmo a cui mai avevamo assistito. Continuare su questa strada, vuol dire rilanciare la città di Motta Montecorvino sulla strada del turismo nazionale. L’economia del Pre-Appennino, in mancanza di industrie, passa proprio attraverso il turismo: è bene che gli amministratori comunali e provinciali non lo dimentichino. Si può portare gente anche “a casa nostra”, l’essenziale è creare iniziative idonee, soprattutto con un occhio alle tradizioni, al folklore, ovvero al “Museo della civiltà contadina e delle tradizioni popolari”, creatura di Pasquale Gramegna che sta crescendo con Matteo, Margherita e Lucia. Sosteniamo i loro sacrifici, non vanifichiamo il loro decennale impegno, e siamo certi che con l’aiuto di tutta la comunità il domani non ci lesinerà altre soddisfazioni. IL DAUNIO |